Ciao Fabio

“Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene”, sono state queste le parole con le quali il 46enne di Fermignano (Pesaro/Urbino) Fabio Ridolfi, immobilizzato a letto a causa di una tetraparesi, ha dato il via alla somministrazione dei farmaci che lo porteranno al cospetto di “sorella morte” ponendo fine a 18 lunghi anni di sofferenza.

Correva l’anno 2004 quando, alla vigilia del suo 28 compleanno, Fabio accusa un malore improvviso mentre era a casa dei genitori. Quasi immediata era stata stata la corsa verso quell’ospedale dove verrà emessa la terribile sentenza : emorragia arteriosa cerebralee tetraparesi irreversibile. Da allora, Fabio che oggi ha 46 anni, vive immobile in una stanza della casa dei suoi genitori a Fermignano riuscendo a comunicare soltanto per mezzo di un puntatore oculare collegato ad un computer.

Purtroppo, denuncia l’associazione Luca Coscioni, la decisione di iniziare la sedazione è stata presa a causa del mancato parere sul farmaco e del mancato protocollo di somministrazione dello stesso da parte del Servizio sanitario regionale delle Marche che, ricordiamolo, già si era reso colpevole di un ritardo di 40 giorni sulla comunicazione del parere del Comitato etico per il nulla osta per l’aiuto medico alla morte volontaria.

“Fabio aveva un diritto, quello di poter scegliere l’aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte costituzionale”,quella per intenderci sulla morte assistita per Dj Fabo, “Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell’ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta. Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile. Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con la sedazione profonda e con la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. È da oltre due mesi che aspetta e l’Asur continua a ignorare la sua richiesta, dopo aver tenuto per 40 giorni in un cassetto un parere che affermava la presenza dei requisiti per accedere legalmente al suicidio assistito. Non possiamo non notare anche il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell’insabbiamento al Senato del testo di legge sull’aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum”, hanno tuonato all’unisono l’avvocato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente, segretario nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Commovente l’abbraccio del paesino marchigiano che si è riunito per una veglia in piazza.

“Vogliamo salutarlo e fargli capire che tutta Fermignano è con lui e con la sua famiglia” ha precisato il sindaco Emanuele Feduzi, mentre Andrea, fratello di Fabio, ha tenuto a sottolineare, tra gli applausi commossi della folla, che si sta procedendo esattamente secondo la volontà di Fabio ed incoraggiando gli amici a non essere tristi perché “per lui sarà una liberazione”.

Il 13 giugno, Fabio è stato trasferito all’hospice di Fossombrone dove ha iniziato la terapia che lo accompagnerà nell’ultimo atto della sua vita terrena e a noi non resta che augurargli un buon viaggio verso i reami dell’Inconoscibile dove, squarciato il velo dell’apparente morte e finalmente libero dai vincoli dell’umano veicolo, potrà fare il suo trionfale ingresso nell’eternità della Vita Vera. Ciao Fabio.

(Pubblicato il 17.6.2022 su La Tribuna di Roma)