Il dopo partita nella “Repubblica delle banane”

Correva la fine degli anni ’70 ed i ricordi riportano alla memoria alcune frasi di mio nonno, per me allora incomprensibili, il quale, riferendosi alla nostra amata Italia, sempre usava la definizione di “Repubblica delle banane”. Ma andiamo con ordine e tentiamo, senza pretesa alcuna, di fare un esame del dopo partita su quello che molti, non a torto, stanno definendo “Romanzo Quirinale”.

Per agevolare ai più la comprensione utilizzeremo dei paragoni calcistici che, siamo convinti, rendano abbastanza chiaro lo scenario che abbiamo vissuto in questi giorni.

Iniziamo con esaminare le squadre scese in campo.

La prima compagine è quella del Partito Democratico, la forza politica dei “no a prescindere” e del “vogliamo un Presidente donna” purché sia una delle nostre in quanto le donne degli altri sono, evidentemente, un po’ meno donne di quelle che abbiamo noi, che ha affrontato una partita in perfetto stile “Trapattoni”, ovvero tutti in difesa, zero schemi e palla in tribuna aspettando il momento di infilare un contropiede vincente. Questa la sintesi di un atteggiamento palesemente anti sportivo di chi ha poche idee e anche molto confuse.

Nell’altra metà del campo la Lega che ha ricordato una simpatica ed ingenua squadra “Zemaniana”: schemi di attacco, tanta buona volontà, troppe occasioni da gol sprecate ed alla fine, il famoso contropiede di cui sopra, gli fa perdere la partita e la fa tornare a casa con zero punti in classifica.

In mezzo a tutto questo l’equipe a 5 stelle che è paragonabile a chi puntava a vincere il campionato ma, dimorando invece senza infamia e senza lode a metà classifica, si ritrova uno spogliatoio spaccato dove i giocatori remano contro l’allenatore per fargli saltare la panchina.

Discorso a parte quello su Forza Italia che, invece di contribuire a vincere la partita portandosi a casa il trofeo di veder eletta una sua rappresentante, tra l’alto già seconda carica dello Stato, preferisce accettare l’offerta di vendersi la partita trascinandosi dietro quei cespugli politici che, elettoralmente irrilevanti per i cittadini, per qualche incomprensibile miracolo politico assurgono a ruolo di primo piano nell’elite dei grandi elettori.

In mezzo, a commettere una serie infinita di “falli di confusione” abbiamo visto una serie di giocatori che, avendo squadre da retrocessione in seconda o terza serie e rappresentando se stessi o poco più, si sono arrogati il diritto di sedere ad un tavolo dal quale, in altri tempi, sarebbero stati esclusi senza tanti complimenti.

Una riflessione sentiamo di rivolgerla anche al responsabile del VAR, che crediamo di aver individuato nel sempre osannato premier in carica, il quale, celato dietro ad un monitor, ha pesantemente condizionato la partita fermando puntualmente ogni azione da gol per dei fuorigioco inesistenti.

Alla fine l’unico vincitore sembra essere stato l’arbitro che bene ha tenuto in pugno le redini dell’incontro e che alla fine si vede promosso a pieni voti e riposizionato su uno scranno che già era il suo, quello di Presidente dell’ormai celeberrima “Repubblica delle Banane”.

Tristano Quaglia